Artrosi: il futuro sono i trattamenti non invasivi
By Redazione BlogBenessere
Aprile 06, 2021
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In una società che va incontro a un progressivo invecchiamento e caratterizzata da un aumento costante delle persone in sovrappeso od obese, l’artrosi è una patologia che non può assolutamente essere ignorata.
Scopriamo, nelle prossime righe, di cosa si tratta di preciso e soprattutto quali sono i trattamenti di ultima generazione che affiancano l’approccio chirurgico.
Artrosi: di cosa si tratta?
L’artrosi è una patologia cronica, degenerativa e irreversibile che colpisce le articolazioni. Nello specifico, si tratta di un processo di degenerazione a carico della cartilagine che riveste le superfici ossee.
Tra le zone del corpo più colpite rientrano il ginocchio e l’anca, ma anche la colonna vertebrale. Molto rari, invece, sono i casi di artrosi alla mano e al piede.
L’artrosi, quando raggiunge livelli importanti, può rivelarsi una patologia invalidante. Anche in fase iniziale può essere fastidiosa. Quando si ha a che fare con questi casi, non è sempre opportuno procedere con l’intervento chirurgico.
Quando si parla di trattamento artrosi bisogna considerare che nel momento in cui la malattia è in stadio non avanzato si può optare per terapie prive di invasività. Il principale riferimento in questo caso è l’ortobiologia. Di cosa si tratta? Scopriamolo nelle prossime righe di questo articolo.
Cos’è l’ortobiologia
L’ortobiologia è una branca della medicina rigenerativa. Quando la si nomina, è necessario ricordare che prevede diversi approcci. Ecco i principali:
- PRP (plasma ricco di piastrine).
- Cellule staminali mesenchimali autologhe provenienti da tessuto adiposo, midollo osseo o sangue periferico.
- Scaffolds per la sostituzione del tessuto osseo con materiali naturali quali fibrina, collagene e acido ialuronico.
In quali casi è indicata? Ci sono effetti collaterali?
Come già detto, il ricorso all’ortobiologia è indicato in quelle situazioni che vedono il paziente soffrire di un’artrosi in stato non avanzato. Quando si parla di queste terapie, è opportuno specificare che, nella maggior parte dei casi, non sostituiscono l’intervento, ma aiutano a posticiparlo.
Non ci sono effetti collaterali in quanto, come già specificato, si utilizzano materiali naturali. Il paziente, però, viene tenuto in osservazione per un po’ dopo il trattamento.
Come si svolgono i trattamenti di ortobiologia
I trattamenti di ortobiologia hanno l’enorme vantaggio di poter essere concretizzati in ambulatorio o in ambulatorio chirurgico. Questo significa che il paziente non deve mettere in conto alcuna degenza.
Gli step specifici cambiano a seconda del trattamento. Giusto per fare un esempio, vediamo come si svolge quello con il PRP. La prima cosa da dire in merito è che questo prodotto di derivazione ematica basa la sua efficacia sulla capacità che le piastrine del nostro sangue hanno di liberare i fattori di crescita che, a loro volta, favoriscono la proliferazione cellulare.
L’ortopedico inizia prelevando del sangue venoso del paziente e procede centrifugandolo in modo da separare piastrine e plasma. In fase finale, si aggiunge il calcio per potenziare gli effetti della procedura.
Lo step finale prevede l’infiltrazione nella zona della lesione cartilaginea e conclude una procedura generale che, al massimo, dura 30 minuti.
Come già detto, abbiamo descritto solo uno dei trattamenti a cui si può fare riferimento quando si parla di ortobiologia. Tra le altre soluzioni da considerare rientrano i trattamenti di ringiovanimento articolare, che prevedono anche l’ossigenazione dei tessuti articolari, con lo scopo di ripristinare al meglio la loro funzione.
Concludiamo rammentando che, per saperne di più in merito, la cosa migliore è consultare il proprio ortopedico di fiducia, senza mai dimenticare che l’artrosi si può prevenire grazie innanzitutto al mantenimento del peso forma.
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