Cosa sono i disturbi alimentari?
By Redazione BlogBenessere
Marzo 02, 2023
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Di disturbi alimentari in questo periodo si parla sempre di più. Si tratta, infatti, di condizioni la cui incidenza è aumentata fortemente a seguito dello scoppio dell’emergenza sanitaria. Cosa sono di preciso? Come trattarli? Scopriamolo assieme nelle prossime righe di questo articolo.
Disturbi alimentari: cosa sono e classificazione
I disturbi alimentari, spesso chiamati in causa con l’acronimo DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare), sono, come ricordato anche dagli esperti del Ministero della Salute, delle patologie complesse.
La loro caratteristica principale è un approccio disfunzionale alla nutrizione. L’assunzione di cibo può essere fortemente ridotta o incrementata, con l’introduzione di condotte compensatorie come il vomito.
Diffusi soprattutto nella popolazione adolescente di sesso femminile, negli ultimi anni stanno riguardando anche i maschi e, purtroppo, soggetti di età infantile di ambo i sessi.
Sotto il cappello dei DCA, è possibile includere diverse patologie. Quali di preciso? L’anoressia nervosa, la bulimia, il binge eating disorder. Si parla, inoltre, di disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati.
In alcuni casi, i disturbi del comportamento alimentare sono associati a disturbi come l’ansia o a condizioni di bassa autostima.
Cause
Parlare di cause dei disturbi alimentari vuol dire aprire un capitolo all’insegna della complessità. Da un lato, infatti, abbiamo una pressione sociale e mediatica eccessiva che presenta come desiderabili e perfetti corpi troppo magri (la situazione si è amplificata con l’accesso a social fortemente visuali come Instagram fin dalla più tenera età).
Dall’altro, invece, si può parlare di una serie di altri fattori che vanno dalla storia familiare – è più a rischio chi ha un parente stretto con una storia clinica di DCA o abuso di sostanze – fino all’esposizione frequente a critiche sulla propria condotta alimentare.
Anche gli abusi fisici e psicologici possono portare a sviluppare un disturbo del comportamento alimentare, per non parlare dello stress nel contesto di lavoro o di studio.
L’importanza della diagnosi tempestiva
I disturbi del comportamento alimentare si possono trattare, ma è importante farlo tempestivamente. Se non si procede in questo modo, il rischio è che la persona che vive la problematica veda compromessi aspetti della propria salute come il metabolismo e l’equilibrio endocrinologico (senza dimenticare i danni alla dentatura e quelli a carico della mucosa gastrica).
Il peso non è sempre un campanello d’allarme. Per rendersene conto, basta ricordare che molti pazienti bulimici sono perfettamente in forma in quanto, dopo le abbuffate, a differenza di chi soffre di binge eating disorder adottano condotte compensatorie (il vomito autoindotto e l’utilizzo di lassativi).
Ci sono altri segnali da considerare. Tra questi rientra, per esempio, il fatto di saltare spesso i pasti. Un altro sintomo da non sottovalutare consiste nel ripetere frequentemente di essere fuori forma anche se la situazione è effettivamente diversa.
Pure il fatto di recarsi in bagno subito dopo aver mangiato o di rifiutarsi di mangiare assieme ad altre persone sono segnali da non trascurare.
Davanti a queste manifestazioni, è opportuno invitare la persona che le palesa a recarsi da un terapeuta. Vediamo, nel prossimo paragrafo, in che modo questo professionista può agire.
Trattamento dei DCA
I disturbi del comportamento alimentare possono essere trattati ricorrendo a diversi professionisti. Il primo, come accennato nel paragrafo precedente, è lo psicoterapeuta. L’approccio che, nel corso degli anni, si è rivelato più utile contro i DCA è la terapia cognitivo comportamentale, che ha il vantaggio di essere profondamente focalizzata sulle abitudini del presente e sulle convinzioni limitanti che la determinano.
In alcuni casi, può essere utile ricorrere alla terapia sistemico familiare, per lavorare su messaggi disfunzionali o situazioni di stress che, nel contesto domestico, hanno portato la persona a trovare rifugio nel cibo o nel perseguire un ideale di magrezza poco sano.
A seconda della situazione, può essere utile, rivolgendosi ovviamente a un medico, ricorrere ai farmaci antidepressivi.
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