Look sexy con protesi, no al grasso autologo
By Redazione BlogBenessere
Marzo 03, 2014
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Il fat grafting, meglio conosciuto come lipofilling, o innesto di grasso autologo, è l’ultimo trend della chirurgia plastica di oltre oceano. È quanto emerge da un recente studio americano pubblicato sul magazine Plastic and Reconstructive Surgery, la testata medica più rilevante del settore, secondo cui il 70% dei chirurghi utilizza il grasso autologo, anziché le protesi al seno sia per gli interventi ricostruttivi che estetici. (https://www.prime-journal.com/fat-grafting-and-breast-operations-70-of-surgeons-use-technique)
Ma se le donne fuggono dalle protesi al seno per paura, bisogna sottolineare che il fat grafting o “riciclo” del proprio grasso corporeo non assicura gli stessi effetti delle protesi, soprattutto a livello estetico.
“Si deve fare una distinzione fra l’uso del fat grafting per la chirurgia ricostruttiva del seno e quella cosmetica.” – commenta il Dott. Renato Calabria, chirurgo plastico che opera a Beverly Hills, Milano e Roma e docente presso il Department of Plastic Surgery at the University of Southern California – “Nella chirurgia ricostruttiva, dove la ghiandola mammaria è stata completamente asportata, l’innesto di grasso autologo ha effettivamente un’applicazione efficace, con notevoli risultati, una semplicità di attuazione e un minimo decorso post operatorio. Per quanto riguarda l’impiego per l’aumento del seno di natura strettamente cosmetica, bisogna fare delle importanti considerazioni: dal punto di vista estetico, le protesi sono migliori in quanto creano più proiezione ed un look più attraente, il fat grafting aumenta si il volume del seno ma l’effetto è simile a quello creato da un aumento di peso del paziente, quindi non con la proiezione necessaria per creare un look più sexy. L’ innesto di grasso al seno è invece utile nel migliorare alcuni problemi secondari all’ innesto delle protesi quali il rippling, cioè la palpazione delle pieghe della protesi sulla pelle, ed altri effetti irregolari causati da un eccessivo volume delle protesi in soggetti più magri”
Ma i dubbi del Chirurgo Calabria vanno al di là dell’aspetto prettamente estetico: “Il grasso autologo potrebbe rappresentare un ostacolo alla diagnosi precoce di tumore e nelle procedure di screening in quanto il grasso non vascolarizzato non permetterebbe una corretta visibilità dei tessuti con la mammografia e potrebbe essere erroneamente identificato con un nodulo tumorale, sia dal punto di vista clinico che da quello radiologico”.
“Come per ogni nuova tecnica, l’esperienza ed il giudizio clinico del chirurgo è basilare per scegliere il paziente ideale per questo tipo di intervento. Ritengo quindi che dopo un iniziale abuso, l’utilizzo del fat grafting si assesterà come valida alternativa alle protesi ma non le sostituirà come prima scelta nella mastoplastica additiva” – conclude il Dott. Calabria.
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Redazione BlogBenessere
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